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Le pillole di sostenibilità di ARPAT: la cucina sostenibile
Acquisendo nuovi comportamenti anche le nostre attività quotidiane in cucina possono avere un'impronta minore sull'ambiente
Sappiamo che nella nostra casa si producono ancora troppi rifiuti, in particolare nelle nostre cucine, dove abbondano quelli alimentari, anche se nell’ultimo anno, questa tipologia di rifiuti è diminuita, come indicato dall'Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg, in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare. Forse, stando molto più tempo a casa, siamo riusciti a porre più attenzione non solo alla qualità del cibo ma anche ai rifiuti che produciamo quotidianamente.
Rendere il nostro modo di cucinare più rispettoso dell'ambiente non vuole dire solo riscoprire antiche ricette della tradizione culinaria, con le quali si possono rigenerare i prodotti alimentari non più freschi. Con il pane si può realizzare la famosa e toscanissima ribollita, con la carne avanzata si preparano polpette o sugo di ragù, la pasta può essere utilizzata per le frittate.
Dobbiamo imparare anche ad avere un diverso approccio al prodotto alimentare; pensiamo a come trattiamo la verdura e la verdura, che, secondo alcune stime, per circa il 50% finiscono nella spazzatura.
Così facendo, buttiamo via parte con un valore nutrizionale anche più elevato della stessa polpa, come dimostra una ricerca di Altroconsumo e al tempo stesso gettiamo anche il lavoro svolto dalle persone e accresciamo la nostra impronta sul Pianeta, sperperando acqua, energia e suolo utilizzati per coltivare.
Questo ci deve sopingere a ripensare il modo in cui trattiamo e cuciniamo i nostri alimenti, in particolare la frutta e la verdura che sono essenziali nella dieta e superare l’idea che alcune parti non siano commestibili, certamente per mangiare tutto, anche le bucce, è necessario che la frutta e la verdura siano di buona qualità e prive di residui di pesticidi.
Molti rifiuti alimentari derivano anche dalla quantità di cibi che acquistiamo e cuciniamo, spesso in sovrabbondanza, per “paura” che non sia abbastanza.
In questi casi, noi privati cittadini non possiamo avvalerci di quanto stabilito dalla legge "del Buon Samaritano" (legge n. 155/203), che consente alle attività di preparazione alimentari, supermercati e simili di donare il cibo avanzato, purché non sia stato sporzionato e somministrato, ad organizzazioni senza fini di lucro (Onlus), per distribuirlo ai più bisognosi. Possiamo però condividere la filosofia di fondo, la "ratio" della norma, e donare il nostro cibo in eccedenza a parenti, amici e vicini di casa.
Ora, i momenti di convivialità sono ridotti e la paura della trasmissione del virus può limitarci anche nell’attività di scambio, allora, in alternativa, possiamo surgelare i prodotti cucinati, in modo da averli già pronti per un’altra occasione, o nel caso di frutta e verdura, in eccedenza, possiamo pensare di fare delle marmellate o dei sott'olio o sott'aceto.
Lo spreco in cucina è spesso dovuto anche al nostro modo di conservare gli alimenti, accade che non conserviamo i prodotti nel modo corretto o addirittura che finiscano dimenticati nel frigorifero e quando ce ne accorgiamo è ormai troppo tardi, e sono scaduti da mesi, se non da anni.
Per evitare tutto questo, dobbiamo organizzare al meglio il nostro frigorifero, riponendo gli alimenti nei diversi scomparti a loro dedicati e controllando periodicamente gli alimenti presenti nel frigo. Un semplice gesto come riporre i cibi, che stanno per scadere, in bella vista, "in prima fila", è in grado di ridurre lo spreco alimentare.
Oltre ai rifiuti alimentari, nelle nostre cucine produciamo molti rifiuti da imballaggio, spesso si tratta, purtroppo, di imballaggi usa e getta. Per fortuna, anche nel nostro Paese, si stanno diffondendo alcune buone pratiche sullo sfuso, grazie ad una precisazione sulla tipologia di contenitori riutilizzabili, contenuta all’interno dell’articolo 7 del decreto clima (DL 14.10.19, n. 111), dove si parla di “misure per l’incentivazione di prodotti sfusi o alla spina”, sarà più facile usare contenitori riutilizzabili portati da casa o presi in prestito nel punto vendita per acquistare prodotti sfusi.
Talvolta, nonostante l’impegno, può accadere di dovere buttare via qualche alimento perché ormai veramente non più utilizzabile, in questo caso destiniamolo alla raccolta differenziata dell’organico.
In cucina, dobbiamo fare attenzione anche all’acqua e all’energia che consumiamo.
Per quanto riguarda l’acqua, cerchiamo sempre di riutilizzarla, come abbiamo già indicato nella nostra precedente Pillola di sostenibilità: risparmiare acqua in casa. Tra i suggerimenti più utili: sciacquare le verdure e riutilizzare l'acqua per annaffiare le piante e utilizzare, se possibile, la lavastoviglie anziché lavare a mano. Infatti, con la lavastoviglie il consumo di acqua è nettamente inferiore rispetto a quello a mano, si parla di 12 litri a fronte di 122.
Altro aspetto da tenere sott'occhio è il risparmio energetico; la produzione di energia comporta, ad oggi, grossi impatti sull’ambiente, in particolare sul clima, in quanto prodotta bruciando fonti fossili. Anche per la cucina valgono le sempre "verdi" raccomandazioni: spegni la luce se non serve, usa lampadine a basso consumo, fai il carico della lavastoglie prima di farla partire e, se possibile, opta per l’acquisto di elettrodomestici di “ultima generazione” che hanno consumi ridotti.
Se, infine, non avete voglia di cucinare, o la cucina non è un ambiente che fa per voi, provate ad acquistare le scatole messe in vendita su alcune app, come ad esempio Too good to go, dove si può acquistare il cibo del giorno prodotto da molte attività di prossimità e rimasto invenduto.
Ultima, ma non ultima, se optate per il servizio di consegna a domicilio dei pasti, scegliete quelli che dicono di essere attenti alla sostenibilità, provateli. In caso positivo preferiteli ad altri e non dimenticate di lasciare un messaggio in calce a questa notizia con le vostre esperienze, ci farebbe piacere e sarebbe molto utile capire se veramente si stanno muovendo verso la sostenibilità ambientale oppure verso il greenwashing.
Infine, sia che prepariate con le vostre mani pranzi e cene sia che siate amanti dell’asporto, ricordatevi di apparecchiare con cura la tavola, soprattutto non utilizzate stoviglie usa e getta, magari in plastica monouso, almeno questo tipo di rifiuto sforziamoci di non produrlo.
Leggi la Pillola di sostenibilità: cucina sostenibile
Testo di Stefania Calleri
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